I nostri Bambini abortiti

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Ho qui tra le mani un esplosivo libretto dal titolo La via nascosta dei bambini nati in Cielo. È stato scritto da un sacerdote che non si firma, per tenere più tranquilla evidentemente la sua vita sacerdotale o per un giusto senso di riservatezza e umiltà. Il libretto è stato recentemente stampato dalla casa editrice Ancilla.

Non si tratta di uno dei libretti di devozione o preghiera che riguarda il dramma dei bambini abortiti, ma molto di più.

 

L’autore si domanda se i bambini che subiscono l’aborto, che vengono quindi uccisi nel grembo materno, hanno il tempo e il modo di accorgersi di quello che sta avvenendo nella loro vita e quindi, di fronte all’ineluttabilità dell’evento, abbiano il tempo e il modo di offrirsi a Dio in modo cosciente, positivo, attivo. Proprio come fanno i martiri i quali, davanti al plotone di esecuzione o al torturatore munito di sciabola o altro strumento di morte, proclama la propria fede in Cristo e offre la propria vita al Signore Gesù. Il “protomartire” per eccellenza è Santo Stefano, il quale prima di morire chiede a Dio che «non venga loro imputato questo peccato» (At 7,60). Ma prima di lui ci furono i bambini di Betlemme, che furono uccisi senza una precisa consapevolezza da parte loro. Eppure la Chiesa li venera come martiri e li festeggia il 28 dicembre.

Dunque – si domanda l’autore – i bambini nel grembo materno, poco prima di essere uccisi, sono in grado di porre un atto volontario di offerta? Possono pensare? Sono consapevoli del problema della vita e della morte? Sono in contatto personale e libero con Dio?

Egli ha cercato nella Scrittura e nella Tradizione, e ha trovato un documento della Chiesa che afferma una cosa molto interessante: la Chiesa non esclude che il bambino possa esprimere un votum, ossia un desiderio, a Dio stesso[1]. Se la Chiesa non lo esclude, dunque lo ipotizza, lo postula. La cosa si può pertanto ammettere.

Supponiamo dunque che i bambini, in procinto di essere squartati, compiano un atto di offerta della propria esistenza a Dio in remissione dei peccati, per la conversione dei peccatori, unendo il loro sacrificio a quello salvifico di Cristo.

Quando ha avuto tale intuizione, il sacerdote in questione ha preso l’impegno di celebrare una santa Messa tutti i giorni, all’alba – oltre quella che celebra regolarmente in parrocchia durante il giorno – con l’intenzione di unire il Sacrificio eucaristico del Cristo all’offerta dei bambini, che sono migliaia e migliaia, milioni. Essi non sono stati battezzati, essi non hanno mai fatto la prima Comunione, e la Messa unisce in qualche modo, sul piano spirituale, misterico, ma non meno reale, la loro offerta a quella del Cristo, perché nella Messa viene espressa chiaramente questa intenzione. È come se, in qualche modo, tali piccoli potessero “essere battezzati” e “fare la santa Comunione” in quella Messa, appunto perché la fa il sacerdote con questa intenzione, e “in lui”, nel momento in cui si comunica, questa offerta venga in qualche modo condivisa.

Inoltre il sacerdote ha composto una preghiera che viene riportata nel libretto al termine, che viene proposta a mo’ di litania da recitare con la corona del Rosario.

Ebbene, da quando egli celebra questa Messa e prega insieme a questi bimbi, tutto il mondo interiore gli si è schiarito, come se questi bambini lo ringraziassero, lo aiutassero, lo sostenessero nella sua vita di cristiano e di parroco. E tante grazie sono arrivate, grazie per i parrocchiani, per le persone in generale per le quali egli prega.

La cosa è stata divulgata, e pare che altre persone testimonino come questa preghiera di unione nell’offerta ottenga tante cose buone. Soprattutto la cosa pare abbia riscontro ed efficacia nei confronti delle persone che sono incorse nel peccato di aborto, tante mamme (ma non solo loro) che sono pentite del gesto commesso e che vivono con angoscia il ricordo di quanto compiuto.

Tale rivelazione merita un approfondimento.

Il demonio vuole distruggere il genere umano, egli che è il grande nemico di Dio e quindi dell’uomo. L’aborto procurato e legalizzato sembra essere la sua vittoria su Dio creatore. Sappiamo come Madre Teresa di Calcutta indicasse nella piaga dell’aborto la più grande disgrazia del genere umano contemporaneo, atrocità ben peggiore delle guerre mondiali o della fame o del disboscamento della foresta amazzonica. Ella non aveva rispetto umano e timori riverenziali: parlò della piaga dell’aborto quando nel 1979 andò a ritirare il premio Nobel per la pace. Davanti all’auditorio laicista, che si aspettava un discorso magari sui poveri, ella disse apertamente che la più grande minaccia per la pace era il delitto dell’aborto.

Oggi poi il numero dei bambini abortiti è aumentato di molto, con l’uso delle pillole del giorno dopo e la facilità del loro reperimento e distribuzione.

Ma la morte di croce del Signore Gesù non parve, allo stesso modo, agli occhi del mondo la sconfitta definitiva di quell’uomo che si proclamava Messa e Figlio di Dio? La morte – e che morte – non parve la parola ultima, definitiva, che sanciva la fine di ogni progetto, la caduta di tutti i piani? Egli che diceva di essere il Salvatore di tutti gli uomini, cosa poteva manifestare agli occhi degli uomini nel momento in cui veniva torturato e crocifisso?

Ebbene, proprio la Passione del Signore, accettata con amore, nel ruolo di Agnello immolato, compie il vero e unico Sacrificio (è il tema della Lettera agli Ebrei), Sacrificio per il quale noi uomini siamo salvati dalla dannazione eterna e dal male (naturalmente, se lo vogliamo). Ciò che sembrò fallimento, disfatta, fine di tutto, si ribaltò improvvisamente, con la gloriosa Resurrezione, e divenne vittoria, causa di salvezza, via regale. Satana pensò di avere sconfitto Dio, mentre nella realtà dei fatti fu proprio quell’evento che manifestò la portata dell’amore di Dio per l’uomo e la sua efficacia. Non importa che citiamo passi che confermino queste verità, perché tutta la letteratura dei Padri della Chiesa e dei santi maestri spirituali ne è stracolma.

Dunque, alla stessa maniera, quello che avviene nel grembo di una madre, ossia la morte violenta del piccolo (anche se l’autore del libretto parla di questa offerta anche per i casi di aborto spontaneo), il disastro che si compie può essere, nella prospettiva dei bambini, totalmente ribaltato. Essi allora sono i martiri del nostro tempo. E se il martirio è seme di nuovi cristiani, se il martirio è fonte di grazie, allora dobbiamo guardare a questi bambini come i salvatori nel Salvatore, come figli di Dio che arrivano in Cielo con la palma tra le mani, e la loro preghiera diviene, per noi, una vera e propria consolazione.

Nel terzo segreto di Fatima ci sono degli angeli che prendono il sangue dei martiri e lo spargono sugli uomini. Che sia il sangue di questi bambini?

 

[1] Commissione Teologica Internazionale, “La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo”, n. 94. Anno 2007. Il documento porta la firma del Papa allora regnante, Benedetto XVI.

 

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3 commenti su “I nostri Bambini abortiti”

  1. Nonostante che apprezzi molto l’articolo, e nonostante la sofferenza che provo quando si parla di bambini uccisi nel ventre materno, non mi sento di condividere le parole dell’ottimo sacerdote “Supponiamo dunque che i bambini, in procinto di essere squartati, compiano un atto di offerta della propria esistenza a Dio in remissione dei peccati, per la conversione dei peccatori, unendo il loro sacrificio a quello salvifico di Cristo.”
    Mi conforta più l’anima del bambino la quale si presenta a Dio, e per vie che solo Lui sà lo accoglie nel suo Amore.
    La frase riportata dal sacerdote avrebbe consistenza per quei bambini nati e poco dopo morti, in quanto avrebbero avuto tempo per ascoltare le parole di Gesù espresse dalla mamma e papà.

    1. Sono d’accordo in linea di massima con Colaus. Prima che la scienza si adentrasse nei processi della maternità,
      oramai fin troppo con tutte le manipolazioni esecrande e distruttive, la Chiesa diceva che un feto non arrivato al terzo mese, non aveva ancora un anima, ossia era una cosa informe. Poi ha cambiato idea in seguito proprio alle scoperte medico scientifiche. Nelle mie preghiere serali precisamente nel Requiem Aeternam, ricordo tutti i bambini vivi uccisi durante il giorno (sono tanti) , includendo i non nati. Cqe. certi studi con tanto di prove visibili, hannno dimostrato che un feto registra ogni cosa nel ventre della madre, il dolore come la gioia, lo stress come la calma, ma sopratutto si accorge quando gli si vuole fare del male, ovvero ucciderlo. Vedi il piccolino con la bocca distorta dalla paura, i pugnetti sollevati come per proteggersi, una cosa straziante. Si puo’ sempre “battezzare” spiritualmente un feto dandolgi un nome, un sacerdote lo ha fatto per anni, penso che sia una cosa ragionevole, DIO è immenso nel Suo Amore, conosce i nostri mezzi limitati, accetterà.
      E’ indubbio che la campagna di sensibilizzazione sulla “strage degli innocenti” che ha raggiunto oramai della cifre stratosferiche, è minimale, anzi ferocemente boicottata dai vari gruppi capitanati da satana, quelli che vogliono la distruzione dell’umanità e che dominano il mondo. D’altronde tutto finisce, solo DIO è eterno.

      1. Gentilissima Signora Marus,
        mi permetta un paio di precisazioni. In primo luogo, la Chiesa non ha mai affermato che il feto non aveva l’anima prima del terzo mese di gestazione, ma che Dio la infonde in un momento imprecisato, tra il concepimento e la nascita; tale dottrina, che, tra l’altro, troviamo anche in San Tommaso, è sempre stata indipendente dalle scoperte scientifiche e dall’approfondimento della biologia umana. Tali approfondimenti, senza poter influire sull’aspetto dottrinale, hanno influenzato il comune sentire, evidenziando la “vitalità” del feto fin dagli istanti immediatamente successivi al concepimento, tendendo a spingere il sentimento cattolico ad identificare il momento dell’infusione dell’anima con il concepimento stesso, senza che ciò si ponesse in contraddizione con quanto precedentemente creduto. È, quindi, legittimo assecondare tale sentimento e presumere che l’anima venga infusa da Dio nel momento stesso del concepimento, ma non è lecito, perché eretico, pensare che l’anima sia frutto del concepimento. Tutto ciò, ovviamente, nulla toglie alla gravità del peccato di aborto.
        Per quanto, poi, concerne la questione del battesimo dei bambini non ancora nati, questo non è possibile, in quanto la giurisdizione della Chiesa sui fedeli inizia con la loro nascita, mentre, prima di allora, essi sono soggetti al diretto governo di Dio.

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