Il “partito di Mattarella”, i 5 Stelle e la Lega di fronte ai giudici

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Gli attacchi che la Lega e Matteo Salvini personalmente stanno ricevendo da una parte della Magistratura si inquadrano perfettamente nello scontro che oppone il Governo italiano all’Unione europea ed ai suoi alleati nel nostro Paese.

L’attuale Esecutivo si compone di tre parti: il “partito di Mattarella”, il Movimento 5 Stelle e la Lega. Esse hanno posizioni assolutamente diverse sulla questione europea e, conseguentemente, giocano un diverso ruolo nel contenzioso con Bruxelles.

Per “partito di Mattarella”, intendo i Ministri tecnici, come il Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, già giudice di primo grado alla Corte di giustizia dell’Unione europea a Lussemburgo e Direttore Generale del Bureau of European Policy Advisors della Commissione europea, oltre che Ministro degli Affari europei nei Governi Monti e Letta, o il Ministro dell’Economia Giovanni Tria, che, già docente di Economia, Macroeconomia, Storia del pensiero economico alle Università di Perugia e “La Sapienza” di Roma, consulente dei Ministeri dell’Economia e delle finanze, degli Esteri, della Pubblica amministrazione e del Lavoro, membro del consiglio di amministrazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), presidente della Scuola nazionale dell’amministrazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è docente di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata e membro del comitato scientifico della fondazione Magna carta, oltre a collaborare con «Il Foglio» ed il sito «formiche.net». Essi sono stati inclusi nella compagine governativa, quantunque non espressione del Movimento 5 Stelle o della Lega, perché espressamente “richiesti” dal presidente Mattarella, per rassicurare «l’Europa ed i mercati».

È di ogni evidenza che tale “partito” rappresenti l’ala più morbida e collaborativa nei confronti di Bruxelles. Esempio emblematico è tutto quanto fatto dal Ministro Tria, fin dal suo insediamento: una continua opera di mediazione, finalizzata a ricondurre l’adempimento delle promesse elettorali dei due partiti di maggioranza all’interno di una manovra digeribile dai poteri comunitari.

Il Movimento 5 Stelle rappresenta, sul fronte europeo, l’ala mediana dell’Esecutivo. Il partito è espressione di un ventaglio di posizioni che vanno dall’euroscetticismo a giornate alterne (Grillo e Di Maio) all’accettazione eurocratica di buona parte dell’ala movimentista. Si va dalle minacce di Di Maio a riguardo del possibile mancato versamento dei contributi italiani all’Unione al Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che difende i magistrati che stanno colpendo la Lega e Matteo Salvini. La posizione dei grillini non può essere definita filo-europeista, ma neppure euroscettica.

La Lega, invece, rappresenta, nel nostro Paese, la forza politica maggiormente incline al sovranismo, anche se non persegue, in maniera netta ed assoluta, l’idea uscire dalla moneta unica e dalla stessa Unione europea. Al suo interno si confrontano posizioni assolutamente favorevoli all’uscita dall’euro, come quella di Claudio Borghi Aquilini o di Alberto Bagnai, con posizioni più sfumate, tese a far valere gli interessi italiani in campo continentale, senza, ovviamente, escludere, in caso di rottura insanabile, l’assoluta indipendenza del Paese, come quella dello stesso Salvini.

In questa cornice, si può rilevare come vi sia, da parte di alcuni magistrati, un duplice attacco, come accennavamo, nei confronti della Lega e personalmente del suo Segretario. Sul fronte del partito, il Tribunale di Genova ha preso una decisione, dal punto di vista giuridico, “sorprendente”. L’allora Segretario federale della Lega nord, Umberto Bossi, insieme ad altri imputati è stato condannato per aver utilizzato «a fini personali» fondi del partito, provenienti dalle elargizioni statali, all’epoca previste dalla legge per tutte le formazioni presenti in Parlamento. Visto che, per fare ciò, gli imputati hanno alterato il bilancio della loro forza politica (non vi potevano, ovviamente, scrivere di tali usi privati di fondi), bilancio che serviva da base per l’erogazione del finanziamento pubblico, i giudici hanno stabilito che tale finanziamento era, nella sua totalità, frutto della frode ai danni dello Stato e, quindi, andava totalmente confiscato, perché di provenienza illecita. Questo ragionamento sarebbe giuridicamente ineccepibile, se tutto il finanziamento fosse frutto delle manipolazioni di cui sopra, vale a dire se la Lega, presentando un bilancio corretto, non avesse avuto diritto a nessun tipo di elargizione. Il finanziamento pubblico ai partiti copriva, ovviamente, solo le spese sostenute per l’azione politica e non quelle sostenute per altri fini, come l’aiuto alla famiglia del leader malato; ma qui si pone il problema: perché i giudici non hanno scorporato le spese sostenute per fini “illeciti”, ma hanno richiesto la confisca anche di tutto il denaro speso per il funzionamento del partito?

Sul versante personale di Matteo Salvini, il Tribunale dei Ministri di Palermo lo ha incriminato, in relazione al caso della nave Diciotti, per «sequestro a scopo di coazione». Questo è un reato istituito dalla legge 26 novembre 1985, n. 718, che ratifica la Convenzione internazionale contro la cattura di ostaggi di New York (18 dicembre 1979), nata per reagire ai rapimenti a scopo di terrorismo internazionale, all’indomani dell’occupazione dell’ambasciata statunitense in Iran. L’articolo 289 ter primo comma del codice penale, che oggi racchiude la norma, recita:

«Chiunque, fuori dei casi indicati negli articoli 289-bis [sequestro per finalità di terrorismo] e 630 [sequestro di persona], sequestra una persona o la tiene in suo potere minacciando di ucciderla, di ferirla o di continuare a tenerla sequestrata al fine di costringere un terzo, sia questi uno Stato, una organizzazione internazionale tra più governi, una persona fisica o giuridica o una collettività di persone fisiche, a compiere un qualsiasi atto o ad astenersene, subordinando la liberazione della persona sequestrata a tale azione od omissione, è punito con la reclusione da venticinque a trenta anni».

Secondo i magistrati del capoluogo siciliano, il fatto che un Ministro della Repubblica, con il pubblico sostegno di tutto il Governo, impedisca lo sbarco nei porti italiani di un gruppo di naufraghi, salvati durante un loro tentativo di immigrare illegalmente in Italia, può contemplare lo stesso reato compiuto da chi ha occupato l’ambasciata statunitense a Teheran.

Di fronte alle proteste ed allo stupore di Matteo Salvini per tale comportamento, come accennavamo, Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia grillino ha espresso parole di assoluto sostegno all’operato della magistratura sempre e comunque. Questo atteggiamento, unito alle parole “equilibrate” di Di Maio, ha indotto il Ministro degli Interni a prendere atto che, se, sul tema Europa e su quello immigrazione, la solidarietà del Movimento 5 Stelle, nella persona del suo stesso capo politico, era stata e pare sia ancora totale, quando scende in campo la Magistratura, il partito grillino sente una sorta di “richiamo della foresta” ed ha enormi difficoltà, per non dire che risulta del tutto incapace, a prendere posizione contro i giudici. Quando, poi, le tematiche si intrecciano, pare prevalere il timore reverenziale nei confronti delle toghe, rispetto alla difesa dell’alleato nella battaglia per la sovranità nazionale.

Su questa contraddizione, molto probabilmente, si giocherà la tenuta dell’attuale maggioranza di Governo o, quanto meno, la serenità della sua sopravvivenza.

 

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4 commenti su “Il “partito di Mattarella”, i 5 Stelle e la Lega di fronte ai giudici”

  1. Ciò che appare chiaro nell’azione dei magistrati contro i fondi della Lega è la volontà di chiudere un partito politico. Infatti se la Lega farà resistenza, cercando di occultare i finanziamenti privati che riceverà dai suoi sostenitori, sarà passibile di sanzioni non solo ad personam, ma anche generali, come la chiusura di tutte le sedi del partito perché finanziate con risorse illecite, essendo queste automaticamente sequestrate appena giunte nella disponibilità del partito. Va da sé che il conteggio dei 49 milioni dovuti allo Stato è del tutto arbitrario. Non si è tenuto conto dei fondi che la Lega avrebbe dovuto incassare in modo lecito. Si aggiunga che in questo contenzioso hanno diritto ad intervenire solo rappresentanti delle camere. C’è poi il ben diverso trattamento nel caso dei fondi rubati alla Margherita, partito allora in fase di estinzione, che ricevette ingiustamente i 25 milioni che erano stati sottratti. I magistrati hanno pronunciato la parola “ladri” rivolta ai leghisti, scatenando la rivalsa delle sinistre sconfitte. Tutto questo costituisce un grave atto eversivo. Esulta Renzi molto stupidamente, dimostrando ancora la sua totale incapacità di fare politica. Necessariamente il governo dovrà cadere in tempi brevi, mentre la Lega diventerà un pericoloso partito fuori legge. È probabile che assisteremo ad un intervento militare dall’esterno

    1. Ho scoperto oggi a #RadioPadaniaLibera questo Onesto personaggio a cui; Ottima persona #CarloManetti che non nasconde l amore dell Italia ed Europa fatta da #BravaGente. Odia l ipocrisia ed i falsi buonisti. Ok.👍🔝

  2. Articolo pacato e chiarissimo. In sostanza la Lega che gode di un seguito popolare molto vasto sembra che viva solitaria nella stanza dei bottoni. Quel comportamento focoso e spontaneo di Salvini che tanto piace alla gente,molta gente e, che in lui si specchia,non piace agli alleati di governo.
    Per andare alla sostanza: che si dovrebbe dire di certi comportamenti incomprensibili della magistratura che sequestra tutti i fondi attuali e futuri della Lega per un reato della stessa fattispecie di quello successo alla Margherita anni fa e per il quale la magistratura ha adottato un comportamento ben diverso? Beh, per concludere: levi i fondi attuali e futuri e indaghi il ministro degli interni dello stesso partito per un reato discutibile, forse qualcosa non va. Forse per qualcuno la Lega è bene che torni a prendere l’acqua del Po, faccia belle feste campestri e lasci in pace i grandi manovratori. Loro sì che sanno cosa fare.

  3. Spero che la conclusione del commento di LIA sia una forma di satira. Se così non fosse ci dica chi sono i “grandi manovratori”, che hanno gettato l’Italia dal benessere e dall’indipendenza al ruolo di colonia franco-germanica. Forse non se ne è accorto. Allora guardi il nostro debito pubblico che ora non può scendere. Guardi le fabbriche e le infrastrutture vendute o chiuse oppure in rovina, i circa 700 mila “profughi” accolti e che dobbiamo ospitare con riguardo, mantenere con un livello di vita ben più alto dei nostri poveri. Guardi e poi ci venga a raccontare che cosa ne pensa. SIAMO NEI GUAI NOI ED I NOSTRI FIGLI. NON E’ IL MOMENTO PER LA SATIRA

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