L’eredità, dopo 50 anni, di “Imagine there’s no heaven» di John Lenon

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«Imagine there’s no heaven»

«Immagina che non esista alcun paradiso [sic]», così nel 1971 John Lennon voleva prospettare la nuova pace che il mondo a suo giudizio doveva cercare.

Proprio giovedì 9 settembre è ricorso il 50° anniversario dalla pubblicazione della più iconica canzone di Lennon da solista: Imagine. Per comprendere dove questo brano si spinga come filosofia e concezioni trasmesse, occorre capire dove Lennon prese ispirazione e cosa lo influenzò per arrivare a dire che il Paradiso e l’Inferno non siano utili alla pace.

L’autore, che aveva fatto parte dei Beatles, non nascose mai le sue ispirazioni e le sue fonti. Per Imagine la sua musa fu la moglie Yoko Ono che tramite le sue poesie ispirò il marito a cercare di esprimere concetti aggressivi e rivoluzionari tramite dolci parole. Lennon stesso dichiarerà in un’intervista, parlando della sua opera, dirà che essa è «anti-religiosa, anti-nazionalistica, anti-convenzionale, anti-capitalista, ma poiché coperta di zucchero, la canzone viene accettata […] Adesso capisco come bisogna fare. Dare i propri messaggi politici insieme a un po’ di miele». Questa affermazione conferma quanto basti poco per far passare concetti rivoluzionari e così influenzare con le proprie idee il maggior numero possibile di persone.

Ma la visione di Lennon in questa canzone non si limita alla critica religiosa, sottointeso quella cristiana, ma ad un rafforzamento delle sue posizioni comuniste, legate ad una sua interpretazione del socialismo in cui sono mescolati pacifismo, antinazionalismo e necessità di eliminare ogni ordine precedentemente esistente, morale o economico. Affermò infatti «Non esiste un vero Stato comunista al mondo; bisogna capirlo. Il socialismo del quale parlo io … non è quello messo in atto da qualche sciocco russo, o cinese. Quello potrebbe soddisfare loro. Noi, invece dovremmo avere un gentile … socialismo britannico».

La bontà di cui Lennon tratta parte dalla ferma convinzione che l’essere umano sia intrinsecamente buono e sia la società a corromperlo. Concetto sempre presente nel mondo socialista, che prende spunto dal mito del buon selvaggio di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778); l’unico modo per liberare l’individuo è superare le gabbie e le costrizioni imposte dalla religione oppure dallo Stato.

Ritorniamo al testo della canzone: dopo aver negato il Paradiso e l’Inferno, l’uomo abbandonerà la proprietà, la terrà e gli affetti personali per vivere in un mondo in cui la fratellanza universale – di cui la Rivoluzione francese con la sua ghigliottina ha dato emblematico esempio di applicazione –  garantirà a tutti «Sharing all the world», ossia la condivisione di tutto il mondo. La canzone si conclude con la piena realizzazione del sogno in cui, finalmente, il mondo non è più formato da individui unici e diversi tra loro, ma è costituito da un’unica entità data dalla somma di tutti. Oltre ad immaginare un mondo in questi termini, Lennon porta l’uditore a credere quanto sia facile la realizzazione di questa dimensione onirica… basta poco: comincia ad immaginarla e senza accorgetene il mondo sarà diventato ciò che tu vuoi.

Nel 1980 dichiarò, confermando i propositi della sua visione ideologica: «Prima di tutto bisogna pensare a volare, poi si vola. Concepire l’idea è la prima mossa».

La sua visione rivoluzionaria viene nascosta da una grande capacità musicale, in grado di fondere musica e voce in un’eufonia che nasconde la somma degli “anti” da Lennon stesso elencati nella sua composizione. La melodia musicale appare onirica, evoca sentimenti dolcissimi, ma le parole riescono a portare quel senso di concretezza ribelle che Lennon voleva venisse percepito in ogni sua canzone.

La volontà di realizzare la rivoluzione con il miele ha decisamente portato i suoi sciagurati frutti, demonizzando il concetto di autorità. Le idee di Lenon e della sua generazione si sono materializzate: gli stessi principi di bene e di male oggi sono spesso invertiti o, peggio ancora, addirittura sono completamente sconosciuti alle persone, che non comprendono neppure più che cosa sia il male e cosa sia il bene, perché tutto diventa relativo agli agenti in campo e alle circostanze del soggetto in gioco e vengono perciò sospinte dall’idea che il mondo da ognuno immaginato sia sicuramente il migliore per tutti.

«Imagine all the people Living for today», immagina ogni uomo che vive per l’oggi.

 

 

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