L’Europa sarà africana. Lo vuole l’élite

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NE STANNO ARRIVANDO 100 MILIONI
Nel 2050 l’Africa avrà 2,5 miliardi di abitanti, oltre 1 miliardo in più di oggi. L’Europa 450 milioni, 50 milioni in meno di oggi. E già ora, mentre parliamo, oltre il 40% degli africani ha meno di 15 anni. Siamo di fronte alla “più impressionante crescita demografica della storia umana”.
Lo spiega Stephen Smith conoscitore profondo dell’Africa in una recente intervista: “nel giro di due generazioni saranno almeno 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa”.

Smith spiega che è essenziale capire che non sono i poveri a migrare, ma le classi più benestanti che possono permetterselo, coloro che ormai sono “emersi dalla sussistenza”e possono pagare per intraprendere un viaggio oltre il continente; coloro che godono di“reti di supporto”, cioè comunità di africani già residenti in Europa che facilitano la migrazione.

 

Sono 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa nel giro di due generazioni

I media occidentali “trasmettono cliché miserevoli” di “disperati in fuga dall’inferno – che sarebbe l’Africa – ma la maggior parte dei migranti oggi proviene da paesi in crescita come Senegal, Ghana, Costa D’Avorio o Nigeria”.

Il processo è imminente perché “milioni di africani stanno per compiere questo passaggio” legato al processo di trasformazione demografica e economica della società africana: “quando famiglie numerose con alta mortalità” (tipiche delle società più povere) “si trasformano in famiglie più piccole con aspettative di vita più lunga la migrazione tende ad avvenire in maniera massiccia e l’Africa non farà eccezione”.

Quindi non profughi che fuggono da guerre o persecuzioni (fattori circoscritti) ma migranti economici che appartengono alle classi più agiate (non i poveri) che si sposteranno a fronte di una pressione demografica senza precedenti e di un miglioramento delle proprie condizioni di vita che li spingerà a salire la scala sociale dell’Occidente.

Ovviamente Smith esclude la possibilità che l’Europa possa chiudersi come una fortezza a questo processo ma avverte del rischio di non affrontarlo e non governarlo: “l’Europa deve essere parte della soluzione (…)ma non può essere la “soluzione”.

Quindi avete capito bene? 100 milioni di essere umani, per lo più maschi di età compresa tra i 18 e i 35 anni, arriveranno in Europa entro il 2050; come si possa non aver paura di questo scenario è cosa incomprensibile che sfiora la follia. E non per un retroterra razzista o per odio nei confronti di questi uomini e di queste donne che cercano il loro futuro; ma perché questo esodo destabilizzerà le nostre società non solo da un punto di vista economico e sociale ma anche culturale, perché “l’integrazione è un processo lungo e il suo successo spesso è visibile solo dopo la seconda o terza generazione”; e a volte neppure dopo quelle se le culture di provenienza sono inconciliabili con quella d’arrivo.

Come sia possibile che leader politici, intellettuali del mainstream, élite dei potenti circoli finanziari ed economici non si rendano conto di quello che sta per avvenire? Forse perché è proprio ciò che vogliono.

 

UN DISEGNO SEMPRE PIÙ CHIARO
Un anno fa spiegammo in questo articolo come l’immigrazione sia un fenomeno indotto dall’élite globalista che governa processi decisionali e immaginario mediatico, con lo scopo di garantirsi forza lavoro a basso costo in Europa e con l’obiettivo di disarticolare l’attuale ordine sociale. Lo scopo, scrivevamo, è “generare conflitti endemici (guerra tra poveri), imporre legislazioni più autoritarie, alterare l’equilibrio demografico e generare un’appiattimento della stratificazione sociale per ridurre il peso di quella classe media, elemento da sempre in conflitto con le élite”. Questo disegno, per semplificare, l’abbiamo chiamato: “lo schema Soros”.

Il calo demografico dell’Europa mette in crisi il meccanismo del debito/credito su cui si fonda l’intero sistema della finanza globale

Ma c’è un altro fenomeno che spiega le ragioni per cui l’élite favorisce l’immigrazione in Europa; un fenomeno che nessuno aveva previsto nei decenni passati e che ancora oggi non trova soluzione: il calo demografico dell’Occidente.
L’Europa sta morendo per mancanza di figli; questo è il tratto caratteristico della nostra epoca non generato da guerre o povertà ma, al contrario, da pace e eccesso di ricchezza. Le società occidentali semplicemente non fanno più figli perché la cultura individualista e consumistica spinge a contrarre la dimensione del futuro. 

Un recente articolo su Gefira  analizza le conseguenze: “Tutte le teorie, tutti i modelli che conosciamo di economia, finanza e mercato sono stati sviluppati quando le popolazioni europee crescevano”.

Meno popolazione significa riduzione di consumi e quindi di produzione; non minore qualità della vita, semmai meno circolazione di denaro e meno dipendenza dal meccanismo del debito su cui è costruita l’intera economia finanziaria che domina l’Occidente.
Ecco perché l’élite ha bisogno di integrare la popolazione che sta scomparendo in Europa. Non solo per avere lavoratori a basso costo ma anche per mantenere in piedi gli ingranaggi del sistema debito-credito.

Se il modello economico occidentale si alterasse ne risentirebbe l’intera struttura della finanza globale poiché ancora oggi l’economia mondiale dipende dal mondo industrializzato dell’Occidente (e dell’Asia Orientale occidentalizzata); se l’Europa collassasse il resto del mondo andrebbe dietro: “senza l’Europa, gli sceicchi di Dubai tornerebbero a vivere nelle tende”, spiegano gli esperti di Gefira; e ancora oggi “i paesi africani i dipendono dalle importazioni alimentari che acquistano con le esportazioni di materie prime” necessarie a mantenere il modello industriale occidentale.

I milioni di giovani africani sono un dividendo demografico, un tesoro per la finanza globale da capitalizzare in Europa

Ecco perché le grandi istituzioni finanziarie e l’élite globalista spingono per l’immigrazione di massa in Europa; questi centinaia di milioni di giovani africani sono un “dividendo demografico” un vero e proprio “tesoro” per la finanza globale che dev’essere sfruttato. Se non possono essere “capitalizzati in Africa” perché ancora le condizioni socio-economiche non ci sono, “devono essere portati in Europa”. E poco importa se le conseguenze saranno devastanti per le società, i popoli e le nazioni del vecchio continente.

UN CAMBIO DI ROTTA RADICALE
La domanda è semplice: se l’Europa già ora non è in grado di assorbire poche centinaia di migliaia di migranti, come può pensare di resistere alla prossima onda d’urto di decine di milioni? Come è possibile continuare ad accettare checialtroni del mainstream sponsorizzino questa immigrazione di massa mentendo su dati, numeri e conseguenze?

Come spiegano gli esperti di Gefira: “se il ritmo di questo processo rimarrà lo stesso, prima che questo secolo sia finito, il 50% della popolazione delle nazioni occidentali sarà sostituita da persone del Terzo Mondo”.

Stephen Smith è chiaro in questo: “il principio secondo cui l’Europa decide chi entra e chi non entra nel suo spazio comunitario è fondamentale”.

Non si può fermare l’immigrazione che peraltro, se governata e limitata, è una valore di crescita fondamentale per le società che accolgono; ma si può fermare la folle politica di apertura indiscriminata fino ad oggi adottata dall’Ue.

L’Europa deve imporre:

  1. Immediato blocco dei propri confini 
  2. Adozioni di numeri d’ingresso rigorosamente chiusi e selezionati
  3. Imposizione ai governi africani del controllo del proprio territorio anche a costo di pressioni militari e atti di forza se occorre perché un confine è “uno spazio negoziale tra vicini che non possono ignorare i problemi dall’altra parte”
  4. Creazione di hotspot nei territori di partenza (come del resto previsto nel recente vertice Ue)
  5. Fine delle politiche e dei messaggi di accoglienza e di falso umanitarismo che alimentano le masse in movimento
  6. Guerra totale alle organizzazioni criminali che prosperano sul nuovo mercato degli schiavi 
  7. Cessazione delle politiche di aggressione criminale a nazioni sovrane(come Siria e Libia), guerre che destabilizzano il Medio Oriente trasformandolo in una terra di nessuno senza controllo né legalità.
  8. Adozione di una forte politica d’investimenti nella parte di Africa emergente affinché quel continente diventi spazio di migrazione interna come lo è stata l’Europa dopo la caduta del muro di Berlino.

La barbarie di questa globalizzazione non lascia spazio a mediazioni: l’Europa africana che l’élite è disposta ad accettare per mantenere in vita il suo sistema di controllo e dominio va combattuta.

 UPGRADE delle ore 15: mentre mettevamo online questo articolo, il Presidente dell’Inps Tito Boeri, nella relazione annuale al Parlamento italiano, ribadiva: “senza immigrati il sistema pensionistico italiano non reggerà”. È proprio vero, il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito. Il saggio spiega che entro due generazioni 100 milioni di africani potrebbero arrivare in Europa; lo stolto pensa che ci pagheranno le pensioni. La classe dirigente delle nazioni europee non comprende l’epoca in cui sta vivendo. Per questo è stata messa lì: stolti o utili idioti il risultato non cambia.

 

Su Twitter: @GiampaoloRossi

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fonte: Il Giornale

 

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4 commenti su “L’Europa sarà africana. Lo vuole l’élite”

  1. e poi questi idioti di Africani, che pensano di sistemarsi in Europa per grazia ricevuta, o merito della loro pelle, non ‘accorgono che tra poco si ritroveranno punto da capo in una nuova Africa, senza nemmeno lontanamente le risorse dei loro paesi di provenienza, e senza la capacità di lavoro e di intelligenza che aveva fatto l’Europa. Qui, in un pollaio dove tutte le diversità convergono da sud a est a ovest, a finire con lo sbranarsi vicenda! Ora la paghiamo noi: verrà anche il loro turno!

  2. Dirò allora, per essere corretto ( che guai se no!) che l’Africa si riversi pure in Europa e che lo faccia in fretta, che così l’ Europa, ridotta ad Africa, sarà per gli africani – gli europei estinti – la stessa cosa che hanno lasciata, e in peggio, perché dovranno fare i conti con ben altra gente che i tonti europei!

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