Pieck e diciotto compagni, martirizzati dai calvinisti

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 Il Martirologio Romano non usa mezzi termini nel presentare le cause che determinarono il martirio dei diciannove martiri uccisi il 9 luglio 1572 a Brielle nei Paesi Bassi: «per difendere dai calvinisti la dottrina della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e l’autorità della Chiesa di Roma, patirono scherni e torture di vario genere, concludendo il loro martirio con l’impiccagione». Si tratta di San Nicola Pieck e dieci compagni dell’Ordine dei Frati Minori ed altri otto del clero diocesano o regolare.

Nel corso dei secoli non solo i cattolici sono stati perseguitati da atei o da appartenenti ad altre religioni, ma soprattutto in Europa spesso i cattolici sono morti per mano di altri cristiani: pensiamo a San Giosafat, ucciso dagli ortodossi, a San Tommaso Moro, messo a morte dagli anglicani, ma questi non sono che i nomi più emblematici. Talvolta la lotta e la persecuzione avevano anche un motivo politico cui si aggiungeva l’aspetto religioso.

L’Olanda, che diventava man mano calvinista, faceva parte dei Paesi Bassi ed era soggetta all’impero spagnolo di Filippo II. La lotta che le Province del Nord dei Paesi Bassi (Olanda) intrapresero per la loro indipendenza dalla cattolica Spagna, si risolse alla fine a loro favore. Gli accesi calvinisti che erano stati esiliati si associarono nella lotta ad avventurieri e pirati, prendendo il nome di Gheusi, manifestando uno spiccato odio contro i sacerdoti ed i religiosi. Fra l’aprile e il giugno 1572 i Gheusi s’impadronirono delle città olandesi di Brielle, Vlissingen, Dordrecht e Gorcum: in quest’ultima città vinsero la resistenza della piccola guarnigione del castello, in cui si erano rifugiati i frati francescani, il parroco e molti fedeli. Contrariamente a quanto promesso nelle trattative della resa, imprigionarono gli undici francescani, di cui nove erano sacerdoti, e tre sacerdoti diocesani, fra cui il parroco di Gorcum; a questi si aggiunsero un canonico regolare di Sant’Agostino e il domenicano parroco di Hoornaert, che era accorso per dare loro i sacramenti. Dopo un periodo di detenzione, risultati vani i tentativi dei fedeli cattolici di liberarli, furono trasportati da Gorcum in altre cittadine, su una barca che veniva fermata nei vari luoghi, affinché ricevessero offese ed insulti dal popolo calvinista.

A Brielle incontrarono Lumey, capo dei Gheusi e nemico fanatico della fede cattolica e dei sacerdoti; furono sottoposti a tormenti ed insulti, nella prigione locale furono uniti al gruppo, altri tre prigionieri: due monaci premostratensi ed un sacerdote diocesano.

In uno dei suoi ultimi discorsi il sacerdote Antonio da Weert pronunciò queste solenni parole: «Fratelli miei, perseverate costanti nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù. Amate la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, romana, che non ebbe mai tanto bisogno delle preghiere dei suoi figli come oggi. Siate vigilanti e rimanete saldi nella fede. La persecuzione si avvicina e sconvolgerà, e rovinerà e desolerà le nostre contrade». Fu davvero profeta.

Motto dei martiri di Gorcum era questo, dettato loro da Nicola Pieck: «Il Papa è la pietra angolare, la roccia su cui è costruita la Chiesa di Cristo; staccarsi dal Papa è come staccarsi dalla Chiesa; rinunciare alla Chiesa è rinunciare a Gesù Cristo, di cui la Chiesa è sposa». Questo atto di fede con fermezza di convinzione, fu ripetuto dai martiri. Una volta fu inviato loro in carcere un certo Giovanni Omal, già sacerdote cattolico, e canonico della cattedrale di Liegi, poi apostata e fanatico calvinista. Le sue parole non riuscirono a smuovere gli eroici confessori della fede. Omal, pieno di furore, uscendo gridò: «Ebbene, vilissimi papisti, preparatevi alla più spietata e infame morte! Maledetti, vi pentirete della vostra ostinazione!».

Furono sollecitati continuamente ad abbandonare la fede cattolica, ma al loro rifiuto, nonostante che nel frattempo fosse arrivata una lettera di Guglielmo d’Orange che raccomandava a tutte le autorità di non molestare sacerdoti e religiosi, Lumey, non solo non si attenne al decreto, anzi accelerò la morte dei 19 martiri, facendoli tutti impiccare nella notte del 9 luglio 1572 presso Brielle.

Molti martiri ebbero una lunghissima agonia, perché erano stati impiccati malamente, l’ultimo a morire, verso l’alba, fu il francescano Nicasio. Dalle due alle quattro del mattino i soldati si accanirono sui corpi dei condannati, mutilandoli e insultandoli. Arrivarono persino a vendere il loro grasso a dei mercanti di unguenti, e parti dei loro organi furono vendute al mercato di Gorcum. Infine un cattolico di Gorcum, supplicando i magistrati di Brielle e sborsando una cospicua somma di denaro, ottenne di poter seppellire le spoglie dei martiri in due fosse scavate nelle vicinanze del luogo del loro martirio.

La loro sepoltura divenne ben presto meta di pellegrinaggio per i cattolici della regione e, a partire dal XVIII secolo, iniziarono a crescere miracolosamente dei bellissimi fiori bianchi e profumati, di una specie sconosciuta a tutti i più esperti botanici chiamati ad esaminarli.

Il loro cronista Estius riferisce di trentadue processi verbali di guarigioni o di altri miracoli ottenuti per loro intercessione. Nel 1615, durante una tregua fra Spagna e Provincie Unite, la tomba dei martiri fu aperta e le loro reliquie furono traslate a Bruxelles, dove l’Arcivescovo di Malines Mathias Hovius, attestando la loro autenticità, le fece riporre in reliquiari dorati conservati nella chiesa del convento dei francescani; questi poi furono trasferiti nella chiesa di Saint-Nicolas di Bruxelles, quando il convento fu demolito. Alcuni frammenti furono distribuiti alle chiese di Lovanio, d’Ath, di Malines, di Cambrai, di Tirlemont, d’Anversa, di Saint-Tron, di Binche, di Tournai, di Lille, di Douai, di Valenciennes, di Mons, di Nivelles, di Namur, di Colonia e di altre città.

Nel 1628 iniziò il processo di beatificazione con audizioni a Gorcum, ad Harlem, a Utrecht e a Leida, dove furono sentiti 22 testimoni. Nel 1634 ad Amsterdam e ad Harlem ne furono ascoltati altri 7, mentre a Namur, fra il 1658 e il 1661, altri 19. Infine, il 14 novembre 1675, Papa Clemente X li proclamò beati. La loro canonizzazione fu proclamata dal Pontefice Beato Pio IX il 29 giugno 1865. Nel 1853 furono elevati a protettori della ricostituita provincia olandese dell’Ordine Francescano.

Nel 1932 a La Brille fu costruito un santuario dedicato ad essi e sul luogo della loro sepoltura, chiamato «campo dei Martiri», fu posto un altare in pietra. Nel 1972 il loro martirio fu commemorato solennemente dal Cardinale Alfrink, in presenza del Primo Ministro d’Olanda Marga Klompé e della Regina Giuliana.

Le tristi vicende dei martiri di Gorcum furono raccontate da Guillaume Estius, nipote di uno di essi, il guardiano del convento dei francescani (appartenenti alla riforma dell’Osservanza) Nicola Pieck, nel volume Historia martyrum Gorcomiensium, pubblicato a Douai nel 1603. Anche l’Historiae martyrum Batavicorum, scritta nel 1595 da Peter Opmeer, è una fonte importante sui martiri.

Presentiamo l’elenco completo dei nomi di questi diciannove semi che hanno irrorato la terra d’Europa con il loro sangue, dando copiosi frutti di fede:

Frati Minori sacerdoti:

Girolamo da Weert

Nicola Pieck

Teodorico van der Eel

Nicasio da Heeze

Willehado di Danimarca

Goffredo da Melveren

– Antonio da Weert

Antonio da Hoornaert

Francesco da Rove

Frati Minori fratelli laici:

Pietro da Assche

Cornelio da Wijk Bij Duurstede

Sacerdoti diocesani:

Leonardo Vechel, parroco

Nicola Poppel

Goffredo van Duynen

Andrea Woutersz

Canonico Regolare di Sant’Agostino:

Giovanni Lenaerts

Domenicano:

Giovanni Heer, parroco

Monaci Premostratensi:

Adriano da Hilvarenbeek

Giacomo Lacops

 

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