San Ferdinando III, completò la riconquista spagnola e allontanò il pericolo islamico dall’Europa

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La figura di san Ferdinando III, re di Castiglia (1217-1252) e di León (1230-1252), ci appare tanto più fulgida, quanto sono insipienti e privi di Fede i nostri tempi. San Ferdinando, che portò a termine la Reconquista dei domini iberici, caduti nelle mani dell’Islam, è l’unico sovrano spagnolo, fino ad oggi, ad essere ritenuto dalla Chiesa meritevole della gloria degli altari. Tutti, anche i nemici, concordano nel riconoscergli purezza di costumi, prudenza, eroismo, generosità, mansuetudine e un grande spirito di servizio nei confronti del suo popolo e della Chiesa. La pratica delle virtù e la saggia capacità nell’amministrare i regni spagnoli, lo hanno reso modello di sovrano e di governante cristiano.

Ferdinando considerò sempre il suo regno un dono divino e, moribondo, lo offrì a Dio unitamente alla sua anima. Il suo culto, inizialmente limitato alla città di Siviglia, fu poi esteso alla Chiesa universale: nel 1629 ebbe inizio il processo di canonizzazione, volto a dimostrare il suo culto perenne, la veridicità di molti miracoli avvenuti per sua intercessione e l’incorruzione del suo corpo. Venne canonizzato il 4 febbraio 1671 da papa Clemente X.

L’iconografia lo raffigura sempre giovane, senza barba, con i classici attributi reali quali la corona, lo scettro e la sfera, a volte anche con una statuetta della Madonna, che portava con sé nelle sue campagne militari, o con una chiave in mano in ricordo di quella consegnatagli dal re moro dopo la conquista di Siviglia.

Ferdinando nacque nel 1198 da Alfonso IX, sovrano di León e dalla sua seconda moglie, la cugina Berenguela di Castiglia[1], nella cittadina Peleas de Arriba, tra Zamora e Salamanca, dove si trovava i un ostello fondato da un religioso di nome Martin Zamorano Cid, per aiutare i viandanti e pellegrini sulla Via de la Plata.

Nel 1204, papa Innocenzo III, annullò il matrimonio dei suoi genitori, a causa del loro grado di parentela. Esauriti tutti i ricorsi contro il Papa, sua madre ritornò alla corte di suo padre, con tutti i suoi figli, tranne Ferdinando, che restò alla corte del padre, a León.

Berenguela fu duchessa consorte di Svevia (1191-1196) e, in seguito, regina consorte di León (1197-1204), poi reggente per il fratello, Enrico I di Castiglia (1214-1217), quindi regina regnante di Castiglia per 25 giorni, nel 1217, infine regina madre e consigliera del figlio Ferdinando III, dal 1217 al 1230.

Non essendo riuscito a conquistare la Castiglia, Alfonso IX, nel 1218 patteggiò una tregua con l’ex moglie Berenguela, con la quale si impegnò a non dichiarare più guerra alla Castiglia, ma diseredò il figlio Ferdinando della corona del León.

Il 30 novembre 1219, Ferdinando si unì in matrimonio con Elisabetta Hohenstaufen (detta Beatrice di Svevia alla corte di Castiglia), figlia del duca di Svevia e re di Germania, Filippo di Svevia (1179-1208, figlio del Barbarossa) e, rimasta orfana, venne educata alla corte del cugino, il re di Sicilia, Federico II.

Nel 1220, Ferdinando ottenne da papa Onorio III il permesso di pagare i maestri della Scuola di Palencia, la più antica della penisola iberica, che rimase aperta dal 1175 al 1250, con un quarto dei proventi destinati alla manutenzione dei fabbricati di proprietà ecclesiastica.

Ferdinando votò la sua vita alla Reconquista, combinando abilmente le azioni diplomatiche con interventi bellici che sfruttavano le discordie esistenti fra i pretendenti musulmani al potere.

Nel 1230 prese possesso del regno di León, superati non pochi ostacoli derivanti dalle disposizioni testamentarie del padre, che poco prima della morte, aveva designato eredi universali le figlie Sancia e Dolce.

L’unione definitiva fra i due regni di Castiglia e di León, fu uno straordinario successo, non solo per la Spagna, ma per tutta l’Europa cristiana, periodicamente minacciata dall’Islam: un progetto grandioso, preparato dalla madre, sostenuto dalle autorità ecclesiastiche, appoggiato dai pontefici Innocenzo III ed Onorio III.

Nel 1235 Ferdinando III rimase vedovo e il 20 novembre del 1237, sposò, a Burgos, l’erede delle contee di Aumale e di Ponthieu, Giovanna di Dammartin (1220-16 marzo 1279), figlia di Simone de Dammartin, conte d’Aumâle e di Maria, contessa di Ponthieu. Dai due matrimoni nacquero tredici figli e, grazie alla politica matrimoniale, vennero instaurati stretti rapporti con la casata imperiale di Germania e con quella reale di Francia.

Nel 1236, Ferdinando conquistò la città di Cordova e nel 1241, il re di Murcia, Muhammad ibn Ali gli chiese soccorso, offrendo in cambio il vassallaggio del suo regno, che egli accettò: il regno di Murcia si arrese mediante un trattato firmato da suo figlio, pattuì una tregua con il re moro di Granada, organizzò la marina castigliana, riuscendo così ad avanzare trionfalmente lungo il Guadalquivir.

 

Cattedrale di Burgos, capitale del Regno di Castiglia

 

Dopo Siviglia caddero Medina-Sidonia, Arcos, Cadice, Sanlucar e tutte le altre città a sud della capitale, che era stata fissata a Burgos. Diede impulso alle Scuole di Estudio General del Reino de León, che suo padre, Alfonso IX, tra il 1218 ed il 1220, aveva fondato a Salamanca, e che poi suo figlio Alfonso X il Saggio, che gli successe sul trono, chiamerà Universidad.

La riconquista di città e fortezze importanti quali Baeza, Jaén, Martos, Córdoba e Siviglia meritarono al sovrano l’appellativo di «Conquistatore dell’Andalusia». Di pari passo si procedeva anche alla restaurazione religiosa e grazie alle generose donazioni elargite da re Ferdinando vennero restaurate le diocesi di Baeza-Jaén, Córdoba, Siviglia, Cartagena e Badajoz.

Ebbe inoltre facoltà di spendere per la Riconquista il ricavato della vigesima, raccolto dai collettori pontifici in Spagna per la crociata orientale, ed al medesimo scopo gli venne concesso il tributo delle «terze reali», consistenti in una terza parte dei beni ecclesiastici destinata all’edificazione delle chiese. Tutto ciò, insieme alla frequente concessione di indulgenze mediante l’equiparazione dei crociati spagnoli a quelli orientali, permise a san Ferdinando di ingrandire il regno di Castiglia, ormai definitivamente egemone sugli altri stati della penisola iberica, e di rivelarsi un governante modello, dai sani principi cristiani, sagace ed abile nelle trattative.

Re prudente, fu sempre affiancato da abili consiglieri e, allo scopo di governare con giustizia, iniziò a redigere un codice di leggi, poi ultimato da suo figlio Anfolso X. Diede impulso alle scienze e alle arti, avviando l’Università di Salamanca, proteggendo quella di Valencia, nonché lo Studio Generale di Valladolid. Contribuì finanziariamente all’edificazione delle nuove cattedrali di León, Burgos e Toledo, e riportò a Compostella le campane che Almansur aveva rubato. Accolse in Spagna i Francescani, i Domenicani ed i Trinitari, ordini allora nascenti.

Riconquistato tutto il territorio dell’Andalusia, eccetto il Sultanato di Granada ed un territorio del sud ovest nei pressi di Huelva, Ferdinando progettò una spedizione in Nordafrica, per eliminare qualsiasi possibilità di reazione da parte dei musulmani, sperando nell’appoggio del re d’Inghilterra, Enrico III. Ma san Ferdinando, prima di realizzare il suo disegno strategico, morì il 30 maggio del 1252 a Siviglia, dove venne inumato, nella Catedral de Santa María de la Sede.

Prima di spirare ricevette i sacramenti, chiese perdono e, nonostante la grave infermità, ricevette in ginocchio la Sacra Ostia. Le sue ultime parole furono: «Signore, nudo uscii dal ventre di mia madre, che era la terra, e nudo mi offro ad essa; o Signore, ricevi la mia anima nello stuolo dei tuoi servi».

 

Armi unite della Castiglia e del León nello stemma usato per la prima volta da san Ferdinando III

 

[1] Era primogenita del re di Castiglia Alfonso VIII e di Eleonora Plantageneta, sesta figlia legittima, seconda femmina, del re d’Inghilterra, duca di Normandia e conte d’Angiò, Enrico II e della duchessa d’Aquitania e Guascogna e contessa di Poitiers, Eleonora d’Aquitania. Sua sorella fu Bianca, regina di Francia.

 

 

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